Skyphos

di Nicola Pice

…uno dei pezzi più interessanti del Museo Archeologico di Bitonto… Ritrovata nel 2002 lungo il versante N di via Traiana in una tomba a sarcofago in tufo, questa coppa (skyphos) è dipinta in bianco, giallo e rosso, con decorazione graffita, alta 16 cm., datata ultimo trentennio del IV sec. a.C. Essa riporta l’immagine di un tralcio di vite a pergolato in rosso con pampini e viticci dipinti in bianco e giallo in alto e grappoli, pampini e viticci dipinti in bianco, giallo e rosso in basso. Da questo si dipartono lateralmente e centralmente tre tralci di vite penduli rossi con pampini grappoli e viticci che si chiudono in un grappolo. Da notare che tra i tralci penduli svolazzano due colombe, delle quali quella a destra ha tra le zampe una corona. Anche nel corredo di una tomba rinvenuta nel 1981 si è trovata una oinochoe a bocca rotonda di stile Gnathia, alta 21 cm e risalente al primo trentennio del quarto secolo a.C., che presenta sulla parte frontale del corpo, tralcio di vite in amaranto fiancheggiato da pampini e viticci in bianco in alto e giallo in basso. Una ulteriore attestazione che da noi c’erano vitigni, che sono stati di apporto fondamentale per l’industria viticola d’età repubblicana. È più che probabile che i vigneti delle nostre parti fossero morfologicamente affini a quelle varietà coltivate in Grecia, ipotizzando con molti margini di verosimiglianza che siano stati proprio i coloni greci a portare la viticoltura nelle nostre terre. “Il vino ha mutato l’Europa più fortemente della spada” scrive Ernst Junger, che consacra il primato del potere alimentare sul potere storico, delle metamorfosi profonde di una società sul tempo vorticoso. Al di là delle distruzioni di città, di insediamenti urbani, di cambi politici, i vigneti dell’Italia del sud nei secoli IV-III a.C. si inscrivono nella lenta metamorfosi del paesaggio cominciata parecchi secoli prima sotto l’impulso dei coloni venuti dal bacino orientale del Mediterraneo che hanno permesso alla vigna di continuare la sua conquista dell’Occidente. I nostri reperti ne sono bella testimonianza…

Condividi sui social network