Eventi e Mostre

“connESSI”

con il tempo, con lo spazio, con la mente

di Peppino Fioriello

Una riflessione, per questo nuovo anno, merita l’attività del Museo Archeologico: piccola realtà della città di Bitonto e grande attrattore culturale nel circuito del territorio pugliese.
Partiamo da quella che è stata l’ultima esperienza: la mostra “ConnESSI“, tenutasi presso la Fondazione De Palo – Ungaro di Bitonto, e inserita in quel complesso e articolato progetto dal respiro nazionale, che ha eco anche oltre i confini, della giornata del Contemporaneo – AMACI. Quest’anno nello svolgimento della manifestazione c’è stata una novità: la mostra non si è esaurita nella sola giornata dell’evento, il 7 ottobre 2023, ma si è prolungata fino al 31 dicembre 2023.
La Fondazione, che ospita il Museo Archeologico, ormai con assiduità e grande entusiasmo, continua a partecipare all’annuale appuntamento della festa contemporanea, sul mondo multiforme della rappresentazione, con la curatela di Giuseppe Fioriello.
Occorre dire a merito della Fondazione che, quest’ultimo anno, nel suo consuntivo, ha visto moltiplicate il numero delle presenze dei propri fruitori, grazie alla politica adottata nella programmazione dell’offerta culturale, che l’istituzione pone fra i propri obiettivi.
È importante evidenziare che, a prescindere dalle dimensioni del contenitore e dello spazio a disposizione, i risultati positivi sono stati conseguiti proprio per la visione che è alla base della pianificazione di questa piccola realtà, che, nel suo piccolo, non è da meno a quella delle grandi realtà, in cui si svolgono grandi iniziative e le risorse profuse sono adeguate agli spazi adibiti e ad una ricettività di grandi numeri.
Infatti pur se la missione principale del Museo Archeologico, con l’esiguo spazio a disposizione, è quella di mantenere viva la memoria, per le future generazioni, attraverso le testimonianze del passato, nell’ultimo anno la struttura ha potenziato la sua attività, anzi meglio dire le sue attività, vista la diversa natura di queste e la continuità con cui esse si svolgono, che hanno garantito così una prosecuzione, pomeridiana e serale, nell’apertura del museo.
Tutto ciò è stato reso possibile grazie anche alla strategia portata avanti dalla Fondazione, che da sempre ha aperto le porte del proprio spazio alla città, offrendo ospitalità alle scolaresche per visite e laboratori, e mettendo in atto un susseguirsi di tante altre forme di manifestazioni ed eventi, come letture di poesia, presentazioni di nuovi libri, performance e mostre, che ultimamente si sono moltiplicate.
Ecco dunque la mostra “ConnESSI“, all’interno del Museo Archeologico, gli autori invitati a partecipare, assieme allo stesso curatore Giuseppe Fioriello, sono Pasquale Amendolagine, Paolo De Santoli e Domenico Fioriello, i quali pur con linguaggi espressivi diversi, hanno contribuito a costruire una loro personale narrazione attraverso la rappresentazione.
Pasquale Amendolagine utilizza il mezzo fotografico, scrivendo con la luce, il rapporto segnico dell’architettura, le cui trame sono tracciate da rapporti chiaroscurali e da un profondo senso dell’ombra, dell’oscuro, rimandando la natura del mezzo al suo essere alchemico. Coglie, così, segnali di vita in una dimensione quotidiana urbana, non solo con bianchi panni stesi al sole ad asciugare nelle corti, ma anche mediante attese e percorsi a volte significativi per l’umana esistenza.
Diversa la lettura di Domenico Fioriello con la sua sistematica indagine da architetto, osservatore maniacale nel rilevare le mappe urbane con un’ottica fotografica, agendo dal generale al particolare, dall’urbanistica all’interno. Nella sequenza presentata in mostra, attraverso l’idea della soglia, da varcare, mette in relazione tra loro ambienti di uno stesso luogo, che rivelano usi e costumi degli abitanti di quegli spazi, in una sorta di ricerca antropologica. Il luogo è il Palazzo Rogadeo, attualmente sede della Biblioteca Comunale cittadina, dove in camere dismesse ed inutilizzate, si avverte tuttora un odore di una vita che fu, per mezzo di oggetti ed utensili, che silenti mostrano ancora un’umana presenza.
Paolo De Santoli mostra una serie pittorica che si muove tra una proiezione mentale e una dimensione reale, dando luogo, con una rappresentazione più classica degli spazi, a “camere” entro le quali troviamo un palcoscenico pronto ad accogliere la vita, un palcoscenico che ricalca quella concezione scenica di Vitruvio contenuta nel “Trattato sopra le scene” facente parte del “Libro II dell’Architettura“, pubblicato nel 1545 da Sebastiano Serlio.
In queste “Camere” si ravvisa quella che è l’idea primordiale della fotografia, prima che tale fosse. Fotografia che, prima della sua nascita, deve il suo ante simulacro a quella “scatola oscura” dotata solamente di un semplice foro – prima ancora di essere munita dal Canaletto, di un dispositivo ottico, una lente, per la costruzione dei suoi paesaggi – che attraverso la cattura della luce riflette la proiezione dell’immagine reale. Così nasce la fotografia, nel suo divenire “scrittura della luce”, nella resa materiale del “tempo”.
Il rapporto spazio-temposi manifesta, poi, nella fantasmagorica iconica immagine del curatore, Giuseppe Fioriello, nella cui opera, elaborato Mix-Media dal titolo “Ruit Hora”, si mescolano fotografia, serigrafia, disegno digitale e acquerello, realizzato da Giuseppe Fioriello e coadiuvato da Salvatore Ambrosi: eccellenza della nostra città, che non ha ricevuto quella giusta attenzione e riconoscenza che meritava.
Ma qual è il nesso che lega il “contemporaneo” all’antichità? In uno scenario come quello del Museo Archeologico, allestito da teche in cui sono esposti reperti archeologici, che mostrano utensili, oggetti, suppellettili di un tempo remoto, corredati da pannelli informativi, che riportano nomi, località, datazioni, maestranze, etnie di appartenenza?
E soprattutto che cosa s’intende oggi per “contemporaneo”? Considerato che i reperti archeologici, oggi oggetti di mero sguardo, una volta hanno vissuto la loro quotidianità in funzione della vita domestica, bellica e ludica, sono arrivati a noi anche grazie a quelle credenze sull’aldilà?
Potremmo direi, da un punto di vista tautologico, che il contemporaneo è il vissuto di un momento, che vive o rivive di volta in volta, e si manifesta nell’atto in cui vive, quindi che la contemporaneità è contemporanea a sé stessa, tralasciando così ogni forma di speculazione intellettualistica del linguaggio.
In quest’ottica lo spazio del Museo Archeologico diventa per la comunità un luogo, un punto di osservazione, in cui si esplora il passato, vivendo il presente, proiettandosi verso il futuro. Lo spazio d’esposizione si trasforma così in un luogo di dialogo e di riflessione tra le opere esposte e il pubblico.
Tra i reperti archeologici e gli oggetti d’arte il Museo Archeologico, conserva ad esempio un bel cratere a mascheroni, il cui autore è il ceramografo apulo chiamato Pittore di Baltimora: nome assegnato in maniera convenzionale a quello che viene considerato il più importante pittore di vasi tardo apuli, proprio per uno di questi appartenenti alla collezione del museo della città americana del Maryland. Sul cratere del pittore di Baltimora la figura principale raffigurata è un guerriero con il suo cavallo dentro un naiskos, un monumento funerario, icasticamente anticipa la scatola scenica di Paolo De Santoli e la camera visiva di Pasquale Amendolagine e Domenico Fioriello.
Per concludere, quindi, in questo nuovo anno il Museo Archeologico vedrà nuovi spazi e ambienti appena ristrutturati. La Fondazione De Palo-Ungaro, per potenziare ancor più l’animazione culturale, contribuirà ad essere un luogo di aggregazione partecipata voluta dal Comune di Bitonto e dall’assessorato ai Servizi Sociali e Integrazione Socio-Sanitaria con il progetto “In.Centro”.
Quest’anno pensiamo di ripartire con questo annuncio ed arrivare ad una narrazione quotidiana da scrivere insieme alla comunità.

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