Eventi e Mostre

Sfondi, Scorci, Vedute e Costumi di Puglia nelle stampe tra XVI e XIX secolo

La mostra è un fantasmagorico racconto dell’identità “visiva” della nostra Puglia, fissata nel tempo da alcuni viaggiatori-artisti. Allestita negli spazi espositivi del Museo Archeologico di Bitonto, essa espone un considerevole numero di stampe antiche – un materiale, a volte rarissimo, raccolto dal bibliofilo Vincenzo Luisi – con un insieme di immagini in bilico tra rappresentazione pittorica e fedele documentazione dell’esistente. Da un lato la “veduta paesistica“, come testimonianza di conoscenza o come celebrazione di imprese edilizie o di eventi di particolare significato, dall’altro il “costume popolare“, con i suoi colori vivaci e nelle forge più svariate configurate nelle relazioni dei viaggiatori. Gli artisti, con l’impiego di strumenti sempre più innovativi, mirano alla assoluta fedeltà della definizione prospettica e dei passaggi di scala necessari alla trasposizione della copia iniziale su carta, tela o rame. Questa ricca produzione di incisioni si lega ora al fenomeno del Grand Tour settecentesco (vedute di Desprez, Fragonard, Charpentier per il Voyage pittoresque de Naples et de Sicilie di Richard de Saint-Non, opera illustrata con disegni in parte riprodotti proprio dallo stesso autore), ora alla descrizione naturalistica dei luoghi (vedute dell’incisore irlandese Peter Mazell o paesaggi in litografie di grande valore testimoniale dello storico dell’arte Vivant Denon, molto vicino a J.-L. David), ora alla celebrazione della monarchia borbonica (vedute dei porti di Jakob-Philipp Hackert, pittore di corte del re Ferdinando IV, per il quale dipinse le pareti della reggia di Caserta e altre opere conservate nel Museo Nazionale di Capodimonte). All’inizio dell’Ottocento si realizza il “panorama”, che si configura come una “pittura senza cornice” e si adatta alla distorsione dello spazio curvo, con la rilevazione esatta e la veduta dipinta in trompe-l’oeil che avvolgono completamente l’occhio dello spettatore e gli forniscono un’illusione assoluta di realtà e la percezione della città caratterizzata dai suoi monumenti e dal suo rapporto col paesaggio. Nondimeno preziose sono le stampe sui costumi popolari dei secoli XVIII- XIX, sebbene assai spesso rappresentino una realtà abbellita artificiosamente e piegata alle scelte estetiche degli incisori. L’abito popolare non prescinde dalla dimensione storica, sicché esso ancor oggi lascia cogliere quella linea di demarcazione intercorrente tra ricchi e poveri e la diversa tipologia di abbigliamento in rapporto all’attività lavorativa: il costume del ricco ha più nastri, la roba più buona (il broccato), mentre i poveri ne fanno a meno; le donne ricche si mettono le gonne di seta, quelle di panno le donne povere. Così la Puglia, sempre più meta di letterati, musicisti, poeti e avventurieri, cominciava a far scoprire i suoi tesori sconosciuti: le cattedrali romaniche, i palazzi rinascimentali, le facciate delle chiese e dei palazzi barocchi, le forme di vita più disparate. Tutto quanto attentamente osservato era fissato in dipinti, incisioni, acquerelli. La mostra, organizzata dalla Fondazione De Palo-Ungaro, di concerto con l’Amministrazione Comunale e con il Comitato Feste Patronali, dà conto in maniera esauriente e scientificamente corretta di questo interesse per la nostra terra.

Nicola Pice
Presidente della Fondazione De Palo- Ungaro

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